venerdì, dicembre 30, 2005

Provato il coinvolgimento del governo greco nel rapimento dei pakistani

Atene, mano libera alle spie
Pakistani rapiti, bufera sul governo greco

ATENE È vero quel che tutti sospettavano, nonostante le dichiarazioni del governo di Kostas Karamanlis, il quale smentiva addirittura lo stesso rapimento dei 28 pakistani residenti in territorio ellenico avvenuto dopo gli attentati del 7 luglio a Londra. Il settimanale To Proto Thema (Primo Argomento) ha pubblicato i nomi e i cognomi degli sconosciuti che a luglio entrarono nelle abitazioni dei pakistani ad Atene e a Giannina, li incappucciarono e dopo ore di viaggio li chiusero in una stanza dove furono interrogati per parecchi giorni. I nomi corrispondono ad agenti dei servizi segreti greci e britannici, che hanno operato su ordine dello stesso premier greco. Ieri il procuratore di Atene ha aperto una nuova indagine facendosi consegnare tutti i fascicoli dalla polizia della capitale. La pubblicazione dei nomi, oltre alla verifica di quanto finora sostenevano i sequestrati, ha scatenato non solo le polemiche tra il governo e l'opposizione, ma anche una vera bufera sia all'interno del partito di governo che del Servizio nazionale d'informazione (Eyp), i servizi segreti greci.

A sentire gli stessi ambienti, due sono le ipotesi di lavoro: la prima che la soffiata dei nomi sia dovuta a una guerra interna ai servizi segreti. Stando alla seconda ipotesi, proveniente dal ministero dell'ordine pubblico ma poco credibile, tutto, dalla denuncia del rapimento fino alla pubblicazione dei nomi degli agenti fa parte di un piano di servizi segreti stranieri per colpire gli interessi nazionali greci.

La bufera non ha colpito soltanto l'Eyp, che ora cerca di capire chi tra le spie ha fatto la spia. Tocca soprattutto il governo conservatore dove è in corso una faida in vista del rimpasto previsto tra poche settimane. Si dice che «l'esponente di Nuova Democrazia che ha dato alla stampa i nomi degli agenti abbia voluto colpire il ministro dell'interno, Jorgos Voulgarakis. Di fatto non si spiega perché Voulgarakis insista tuttora che il sequestro non è mai esistito e che tutti si risolve in «una provocazione».

Nel gioco è entrata ora anche l'opposizione socialista. Il Pasok parla di violazione dei diritti umani e di «enormi responsabilita del governo, perché ha lasciato che servizi stranieri agissero liberamente in terittorio ellenico. Dimenticando però che nel 2000 e nel 2003, poco prima dei Giochi olimpici, quando erano i socialisti al potere, i ministri degli esteri della Ue avevano firmato due accordi molto «pesanti» con Washington in materia di sicurezza. Quegli accordi, firmati il 29 maggio 2000 e il 22 gennaio 2003 ad Atene, prevedevano la collaborazione delle polizie e dei servizi segreti dei paesi europei con l'alleato d'oltreoceano. «E' vero, ma prevedevano anche la presenza dei giudici», dicono i socialisti.

Intanto, i migranti pakistani ad Atene denunciano che già molte volte nel passato membri della loro comunita sono stati interrogati illegalmente dalla polizia greca.

Il penalista Frangiskos Ragousis, che aveva presentato al parlamento un dossier su tutta la vicenda in cui documentava abusi e torture, ha presentato una nuova denuncia contro gli agenti dei servizi segreti coinvolti nella vicenda, compreso il capo del MI6 ad Atene, che ha partecipato al sequestro. Gli islamici, che sono stati sequestrati, sono pronti a deporre di fronte al tribunale.

PAVLOS NERANTZIS


Via Anarcotico.net

1 commento:

ellenico ha detto...

Eh, c'è poco da commentare. Sono deluso, fino ad ora non mi era mai capitato di provare una sensazione di disgusto simile a quella che provo quando leggo i fatti italiani.